Sottovalutato e dimenticato: Il triste destino del gioco libero

Claudio Ranieri, in racconta: “Fino a metà degli anni 90…il campetto della parrocchia che altro non era che uno sterrato e due zeppi a far da palo venne sostituito dall’associazionismo sportivo e dai grandi impianti…Strada e oratorio…sono cresciuto lì con il pallone in testa e tra i piedi ogni giorno… l’oratorio non è stato solo un luogo…di aggregazione…è la storia a mostrarci come i campi della parrocchia abbiano avuto un ruolo chiave…nel calcio made in Italy”.
Presi dal rendere tutto perfetto e professionale, si sta investendo sul rendere moderne le strutture, sul campo d‟erba di ultima generazione, palloni di marca.
Ma soprattutto allenamenti da grandi con la presenza di “allenatori” che utilizzano stili riproduttivi e di comando, volti a spiegare costantemente cosa fare attraverso istruzioni verbali e dimostrazioni molto precise, dove il concentrarsi sulle istruzioni corrette e sul come evitare i movimenti sbagliati sembra, per i ragazzi, imprescindibile per una corretta esecuzione.
E nel caso in cui i giovani non siano in grado di riprodurre la risposta adeguata si creeranno progressioni costituite da una continua ripetizione di gesti ed azioni, contribuendo con continui feedback, come se esistesse una tecnica ideale e perfetta nel calcio.
Tutto questo per far sì che le modalità vengano immagazzinate per poi poter essere usate in caso ci fosse necessità, come se i ragazzi fossero un contenitore da riempire e modellare a piacere, in cui, alla fine, addizionando le parti si genererà magicamente il calciatore perfetto.
Al centro del “progetto” italiano sembra non esserci, il bambino o il ragazzo, ma “l’allenatore”, la società e la federazione.
Dobbiamo tenere sempre a mente che ogni ragazzo è un sistema complesso, unico, con caratteristiche originali, e la capacità nel lavorare con i giovani sta proprio nel far emergere le loro irripetibili ed esclusive peculiarità, senza oppressioni o modificazioni forzate.
Il “formatore” più esperto e competente è invece quello che maggiormente viene trascurato e sminuito: il gioco. Il gioco libero.
Tag: Allenatori, Bambini, Formazione, Gioco libero, Oratori, Strada, Talento
Carlo
Ciao, sono “emigrato” qui dal Blog di Fabrizio Bocca, e leggendo il tuo sito ne ricavo una buona impressione.
Pero’ su questo articolo ho qualche perplessita’, perche’ mi sembra di cogliere in questa modalita’ di preparazione molte similitudini con la tanto decantata ” cantera” blaugrana, con giocatori fatti in casa quasi con lo stampino ( e naturale esclusione di chi ha irriducibilmente altre caratteristiche, vedi Ibra)
Semplicismo giornalistico, mia scarsa comprensione dell’argomento? Ti saluto comunque, ed ancora complimenti per il tuo lavoro!
Carlo
P.S: intendevo dire ” tanto decantata e, nei fatti, anche modello vincente almeno fino all’anno scorso”
Daniele Lalli
Ciao Carlo, Ti ringrazio del tuo intervento e dei complimenti.
Alle tue domande cercherò di risponderti nella maniera più chiara possibile.
In questo articolo sul gioco libero, non c’è semplicismo giornalistico o collegamenti con cantera blaugrana.
Studiando diversi argomenti ho capito che il bambino non è un contenitore da riempire a piacere per poi sperare che magicamente nasca il calciatore perfetto. E cosciente di come l’apprendimento derivi dall’esperienza trovo limitante il lavoro svolto in massa dagli “allenatori” raramente guide o formatori con i ragazzi. Sono proprio gli stili direttivi e di comando attuati dagli “allenatori” che nelle categorie di base trasformano i giovani in automi che completano esercizi guidati senza creare, ragionare e soprattutto divertirsi perché se un adulto entra nel gioco nel modo sbagliato ovvero, da adulto rovina il gioco stesso.
Quindi sostengo che come si lavora nelle scuole calcio oggi favorisca proprio la creazione di ragazzi fatti con lo stampino tutti con discrete qualità tecniche – tattiche (quando crescono) ma senza particolari colpi e/qualità. I risultati dell’assenza del formatore più esperto ovvero il gioco libero, vera chiave del talento, oramai dimenticata ed abbandonata e sostituita a pieno titolo ” da insegnanti di calcio” ci ha portato a non avere più campioni, ma una serie di doppioni di dubbia qualità, appunto.
Questo discorso va unito al discorso del modo errato con cui vengono scelti i giovani nelle squadre giovanili già a partire dall’attività di base come puoi vedere ad esempio qui http://www.crisidelcalcioitaliano.it/calcio-italiano-parte-sempre-piede-sbagliato-selezioni-incomprensibili-bambini-esclusi/ .
Ad essere selezionati non sono i più talentuosi e/o i più forti a lungo termine ma coloro che permettono di ottenere risultati nell’immediato…necessità questa dei club, che vogliono primeggiare anche con i più piccoli scordandosi che il settore giovanile ha un unico obbiettivo: la formazione, ma oramai sembra che l’unico obiettivo sia la vittoria.
Continua a seguire e ad intervenire senza farti nessun problema siamo qui perché il discorso è molto importante e può risultare complesso, ma va capito a fondo, insieme!
Carlo
Tranquillo, quando mi riferivo al (possibile)”semplicismo giornalistico” non parlavo dei tuoi pezzi, ma al discorso generale sulla formazione dei giovani qui e altrove.
Ed in questi discorsi viene talvolta citato il “modello blaugrana”, quello cioe’ in cui i giocatori in erba vengono cresciuti con metodi- standard, in modo tale da arrivare poi in prima squadra gia’ formati tecnicamente e tatticamente a guisa che si innestano senza problemi.
Un modo di procedere che mi ricorda tanto quello che tu contesti in questo post.
Eppure sui successi del Barca c’e’ poco da discutere.
La domanda che mi facevo io era appunto: e’ proprio questo quello che realmente avviene da quelle parti( ed allora la tua analisi qui non tiene), oppure, appunto, i nostri media trattano in modo semplicistico e/o distorto la realta’ spagnola? Oppure sono io che ho letto male certi pezzi?
Ancora saluti
Daniele Lalli
Ciao Carlo, spunto interessante, ti rispondo dicendoti che in futuro (nemmeno troppo lontanto) ci saranno articoli molto approfonditi su ciò che realmente accade nel calcio spagnolo.
Quello che voglio in pochissime righe tentare di trasmetterti è che: dal mio punto di vista, un metodo standard al suo interno può è essere guidato dal caos, mi spiego meglio, la chiave sta sempre nel comprendere chi è il protagonista di un gioco o di un esercitazione (non mi piace il termine ma riusciamo a capirci meglio) possiamo partire da un modello prestabilito ma se sono i ragazzi a guidare giornalmente il gioco stesso si può arrivare ovunque, ogni volta a soluzioni e scoperte nuove, non esistono limiti. Se di fronte ci sono delle guide, dei formatori, dei mentori.
Buona serata
a presto
Carlo
Sul lasciare terreno alla “fantasia al potere” (diciamo cosi’), sono, ad intuito, d’accordo con te.
Tutti i dettami tattico-strategici, di cui sentiamo parlare “ad abundantiam” da tanti ns commentatori nelle telecronache ( palma d’oro a Roberto Rambaudi, a seguire Zaccheroni😀), dovrebbero venire DOPO.
Nel calcio di strada, in effetti, c’e’ molta piu’ possibilita’ di esprimere quello che e’ il reale valore di fondo di ogni bimbo o ragazzo, anche Marcello Lippi lo diceva anni fa.
Ma di giocatori in erba che iniziano cosi’, per poi passare, a suo tempo, in una squadra strutturata, se ne vedono in giro sempre meno. E qui di soluzioni pronto- uso non ne vedo.
A presto