Birthplace: In che città sei nato? Anche da questo dipende il futuro di ogni aspirante calciatore.
Oggi apro questo breve ma importante articolo con una frase che non mi stancherò mai di ripetere: Sei di Gennaio, Febbraio o Marzo? Allora le tue probabilità salgono in maniera esponenziale, e sogna ragazzo sogna, che probabilmente il tutto diventerà realtà; sei di Ottobre, Novembre o Dicembre? Allora guarda, ci dispiace però in fondo alla via c’è una bella scuola di canto. Prova lì.
Stiamo quotidianamente prendendo dimestichezza con il Relative Age Effect, abbiamo avuto modo di vederlo da diverse angolazioni e collegarlo più o meno frequentemente a diverse tematiche e questioni.
Ma oggi è arrivato il momento di continuare a scavare in profondità nel sistema calcistico italiano, andando ad aggiungere alla bacheca dei problemi del calcio di casa nostra, un’ulteriore tegola, che prende il nome di: Birthplace
Birthplace o lontano dagli inglesismi semplicemente luogo di nascita, è una delle discriminanti più importanti, ma, al tempo stesso sottovalutate durante il percorso di formazione/selezione di possibili futuri calciatori italiani.
Uno studio scientifico, si era dedicato ad analizzare i luoghi di nascita dei giocatori americani nei principali sport professionistici, individuando come fosse molto più rilevante la presenza di atleti nati nelle città più piccole (sotto i 500.000 abitanti) rispetto a quelli nati nelle più grandi, al punto da individuare un vero e proprio “ Birthplace effect”.
Ho quindi a mia volta provveduto a verificare se questo effetto fosse o meno presente anche nei calciatori italiani militanti nella Serie A 2016/17.
Quello che ho rilevato è stato un birthplace opposto a quello scaturito dalla ricerca negli USA. sottolineando una forte disarmonia a favore dei ragazzi nati nelle città medie e grandi.
E’ sempre più chiaro come stiamo vivendo in un periodo storico in cui il nostro movimento calcistico si trova in grande difficoltà. Permette di lasciar scivolar via migliaia di possibili “calciatorini” di talento anno dopo anno, discrimina chi è nato negli ultimi mesi e/o in ritardo di maturazione e si concentra soltanto su quei ragazzi che hanno maggiori possibilità e visibilità al momento delle selezioni.
Quale giudizio dovremmo dare agli addetti ai lavori di casa nostra, che durante le selezioni dei giovani calciatori concedono delle immense opportunità soltanto a chi sfrutta questi vantaggi?
Quello che si evince chiaramente, aldilà di tutte le belle parole che possono essere scritte o rilasciate, è pigrizia, mancanza di idee brillanti e poca voglia di pensare in prospettiva. Al che mi chiedo: ma non sono proprio queste tra le caratteristiche che chi lavora con i giovani non dovrebbe mai avere?
Comunque in questo caso, di certo c’è che ciò che hai perso di sicuro non ritrona.
Cambiare rotta è l’unica opzione. L’unica!
Studio tratto dalla mia tesi di laurea: “La crisi del calcio giovanile in Italia: Effetto età relativa ed altre cause”
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