Ancora con i Senatori in Nazionale: una risposta al “Bloooog! di Fabrizio Bocca”
Questa mattina sul frequentatissimo Bloooog! Di Fabrizio Bocca, ho letto interessante dove l’autore concludeva con questa frase: “insomma ma perché stiamo sempre a Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini? Porqué, Porqué (direbbe Mourinho)?”
Il fatto che coloro che si occupano d’informazione non cerchino seriamente la risposta a questo quesito, mi lascia da un lato basito e dall’altro amareggiato. Quindi senza raccontarci favole, cerchiamo di parlare chiaro ed andare dritti al punto.
I perché vanno cercati nel lavoro malfatto dei settori giovanili italiani.
Come ripetiamo da tempo, ci viene fatto credere che i ragazzi che militano nelle squadre giovanili d’elitè e quindi i maggiori candidati ad arrivare nella nostra serie A, siano i più forti, i più talentuosi e soprattutto i più meritevoli.
Ma cosi non è!
Non ci stancheremo mai di ripetere che le selezioni che vengono svolte con i nostri ragazzi, sono mirate a trovare i giocatori che permettano di vincere il torneo, il campionato giovanile, in poche parole che rendano il club competitivo. Sono consapevole che può sembrare un paradosso, ma va detto che, nei settori giovanili italiani non si scelgono di certo i migliori giocatori in prospettiva.
Si selezionano sempre e solo i più pronti in quel momento, quelli che sembrano i più forti, quelli che partono con dei vantaggi.
Ad entrare nelle rose delle squadre d’elitè (ma non solo) sono quindi i ragazzi che sono nati nei primi mesi dell’anno di riferimento e/o con una maturità biologica avanzata.
Ciò che fa più sorridere è che ci continuano a bombardare su come in Italia vada tutto bene, si lavora bene e che i giovani selezionati sono il massimo che la nostra nazione possa offrire, e se così non fosse la colpa è da attribuire soltanto a delle annate sfortunate.
Ma non è vero!
I prodotti del nostro movimento giovanile sono sotto gli occhi di tutti, non c’è talento! Se paragoniamo i nostri giovani calciatori ai giovani italiani del passato c’è da rabbrividire, se poi facciamo un confronto con gli attuali veri talenti esteri tanto più.
Viviamo in una nazione calcistica che ancora si ostina a considerare “un giovane”, Insigne (classe 1991), perché essendo uno dei pochissimi italiani con qualità, viene sempre tirato in ballo.
Per questo siamo costretti ad attaccarci ancora ai soliti noti, gli ultimi figli della vecchia generazione, gli unici giocatori di livello che abbiamo, ma il futuro è più nero e buio che mai, ed ironia della sorte gli addetti ai lavori cosa fanno? continuano a lavorare così.
Le nazioni che hanno dato una svolta totale al loro movimento parlo ad esempio di Germania e Belgio hanno lavorato su tematiche sconosciute al nostro movimento (o comunque non prese in considerazione con l’importanza che meritano), andando così a proteggere o meglio salvaguardare i loro talenti. E non scartandoli a priori perché nell’immediato non permettono di raggiungere risultati nelle competizioni giovanili.
Vi porto un esempio molto pratico, abbiamo visto come l’Inter (ma il discorso vale per tutte le altre società) con le sue squadre giovanili nell’ultima stagione ha conquistato tre scudetti, il triplete, è stato osannato da tutti. Ma nessuno ha scavato su come erano formate queste squadre, squadre composte da giocatori nati tutti nei primi mesi.
Queste squadre permettono di vincere nelle giovanili, di approdare su di una prima pagina di un giornale e poi?
Poi nulla, perché una volta che i nostri giovani si misurano nel calcio dei grandi non sono cosi forti come sembravano, perché non possono sfruttare nessun vantaggio che li aveva fatti sembrare “talenti” da ragazzi.
Bisogna aprire gli occhi e capire cosa realmente accade. Ci sono nazioni che nel calcio non sono di certo nomi blasonati, come di fatto era il Belgio anni fa, che hanno però iniziato a lavorare seriamente su tematiche come il Relative Age Effect, e fra qualche anno raccoglieranno i loro frutti.
Questi sono i reali motivi della crisi del nostro calcio, la chiave di lettura del perché il movimento italiano sia in questa situazione, ovviamente anche le metodologie di lavoro che vedono al centro del progetto non di certo i ragazzi, ma gli “allenatori” sono un tragico male da curare.
Tag: Allenatori, discriminazione, Effettoetàrelativa, Fabrizio Bocca, FIGC, giornalismo, Giovanili, Maturità Biologica, RAE, RelativeAgeEffect, selezioni, Talento, vittoria
ANTONIO MAGLIONE
L’ARTICOLO NON FA UNA PIEGA ! LA SITUAZIONE E’ SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI MA C’E’ CHI FA FINTA DI NON ACCORGERSENE…..I SOLONI DEL CALCIO ITALIANO HANNO GLI OCCHI BENDATI, COSI’ NON ANDREMO DA NESSUNA PARTE. IL 29 SETTEMBRE HO SCRITTO PIU’ O MENO LA STESSA COSA EVIDENZIANDO CHE IN FIORENTINA-LAZIO CAMPIONATO PRIMAVERA UNDER 19 NELLE DUE SQUADRE “ITALIANE” C’ERANO BEN 12 RAGAZZI E SOTTOLINEO 12 CHE ERANO DI NAZIONI COME CROAZIA(2) SENEGAL(2) ALBANIA(2)E POI ANCORA DELLA ROMANIA,GRECIA,SLOVACCHIA,SERBIA,PORTOGALLO,BULGARIA…..!!
Daniele Lalli
Ciao Antonio, il messaggio che addetti ai lavori e media vogliono far passare, è sempre quello che tutto va per il verso giusto e che il calcio italiano è in salute. Ma come possiamo vedere non è affatto così. Nascondono la realtà dei fatti anche a loro stessi e questa cosa fa ancora più male. Urge lavorare in maniera diversa nel movimento giovanile italiano, urge un vero cambiamento di rotta!
Buona serata